Carissimi aderenti all’azione cattolica delle associazioni della nostra Arcidiocesi,
purtroppo non mi è possibile essere presente nei giorni in preparazione alla festa dell’Adesione, né alla festa stessa nella Solennità dell’Immacolata. Essendo parroco mi è praticamente impossibile. Desidero, però, porgervi un breve messaggio in un momento associativamente importante come quello dell’Adesione, del nostro “Sì”, chiedendo a voi una cura particolare nel viverlo.
Il Brano che ci accompagna quest’anno è l’invito alla missione come il “dunque” della nostra formazione e della nostra vita nello Spirito. Un essere inviati confidando nella presenza continua del Signore risorto, alla cui esperienza soltanto può seguire la missione. Ma è questo un andare sempre carico dei dubbi del discepolo, delle sue comodità ed inerzie che oggi sembrano diventate sempre più grandi e immobilizzanti.
L’andare della missione richiede, secondo il vangelo di Matteo, un ritornare a porre attenzione alla Galilea dell’umano perché è lì che incontriamo ogni uomo, volto di Cristo; perché è lì che il Signore si lascia ancora incontrare. L’immagine della Galile ci ricorda quanto la nostra fede non possa essere disincarnata dalla storia in cui viviamo.
Eppure oggi, parlando a voi vorrei concentrare il nostro sguardo su una Galilea spesso dimenticata. Gli anni trascorsi con i loro problemi, con le difficoltà economiche, con i dubbi sul futuro, hanno reso arido anche il nostro stesso ambiente ecclesiale ed associativo. Così, la Galilea che voglio mettere sotto i vostri occhi, con grande timore e preoccupazione perché temo sia lasciata a languire ed inaridirsi senza più una voce entusiasmante di missione, sono i nostri ambienti di formazione e di vita della Fede: parlo delle nostre stesse associazioni di Azione Cattolica, dei nostri Gruppi e delle nostre comunità parrocchiali.
Dall’inizio dell’anno sono tornato ad essere assistente di azione cattolica e continuo a vedere proprio in noi la mancanza di cura dei nostri luoghi, del nostro stare insieme, della bellezza delle nostre cose. Non è nostalgia, ma preoccupazione per chi temo continui a perdere la propria identità e specificità.
Sono cresciuto con l’immagine dell’associazione come di un cuore i cui movimenti di dilatazione e contrazione erano capaci di irrorare di missione la storia e i luoghi in cui vivevamo. Oggi, purtroppo, vedo troppe persone assorte nei propri impegni familiari, nei propri impegni lavorativi, nelle proprie cose, nel proprio tempo… scambiando tutto questo come il naturale campo della propria attività anche di fede. Ma mi accorgo che manca il movimento di dilatazione della nostra associazione. Manca la cura della comunità, manca il pensiero ad essa, manca la fantasia per essa. Tutto sembra stanco, tutto sembra dover essere pensiero degli altri, …di altri… ma di chi se non nostro? Poche persone si trovano a tirare un carro che gli altri guardano da lontano!
Era troppo semplice aver a cuore la comunità quando non avevamo altro, quando eravamo ragazzi e avevamo il tempo. Era troppo semplice gloriarsi dell’attività dei giovani e lasciare languire tutto quando questi stessi giovani devono andar via per lavoro. Che responsabilità mostra chi resta, che cuore faremo ritrovare loro al loro ritorno.
Se un Sì ci stiamo preparando a ridire l’8 dicembre, sia un sì per prima cosa alle nostre associazioni parrocchiali, un sì a lavorare, un sì ad una continua inquietudine per le nostre comunità, per la nostra formazione e per la nostra preghiera. Un sì a tornare delle associazioni belle, non stanche, non invecchiate, non assenti. Chiedo a voi tutti di riflettere perché solo se si ritrova l’entusiasmo interiore si potrà partire verso le nostre città, verso la storia complicata che viviamo. Chiedo che il nostro sì sia l’espressione a rimettere al centro la vita della Chiesa, la vita dei nostri quartieri. Chiedo che l’adesione non sia un atto formale tradizionale ma un rinnovato sprint per la vita comunitaria e associativa.
Solo così dalla Galilea delle nostre associazioni e comunità potremo incontrare con il sorriso del Signore la Galilea degli uomini e scoprirci veri inviati del Vangelo.
Buon Cammino a tutti, Don Pietro Macaluso